Come nasce il Consorzio?

Come nasce il Consorzio?

CE LO RACCONTANO ALCUNI DEI SOCI FONDATORI:

Silvia Ciofi Baffoni, Massimo Muratori, Sergio Saitta
 
  
D: Quando e perché ha deciso di farsi promotore del Consorzio?  
 
 
  M. MURATORI - Era il 2003 quando il Consorzio fu ideato come strumento collettivo per affrontare in modo efficace le problematiche del mercato, della concorrenza, delle gare pubbliche nel territorio provinciale di Firenze, Prato e Pistoia.
 
  S. CIOFI BAFFONI  -  Anche CAT, di cui ero Presidente, stava subendo aggressioni da altri soggetti nel mercato fiorentino, allora eravamo una piccola e giovane cooperativa: una realtà molto piccola, che lavorava e lavora tuttora - pur essendo cresciuta molto - in settori specifici del sociale quale la marginalità, la riduzione del danno, le dipendenze, i migranti, la creatività e cercava delle alleanze proprio per affrontare queste ‘aggressioni’, perdendo servizi. La nascita del Consorzio, almeno all’inizio, fu, da parte nostra, per una volontà e un bisogno difensivo rispetto a soggetti  più grandi e più strutturati.
 
S. SAITTA - Prima della sua costituzione esisteva già una rete informale di cooperative dell’area Firenze, Prato e Pistoia, che si riconoscevano per caratteristiche comuni virtuose.
Le accomunava anche la visione di un futuro prossimo dove la competizione sarebbe aumentata e dove le cooperative più piccole andavano aiutate a strutturarsi meglio.
Non so indicare un momento preciso, ma ricordo quelle sedute ricche e intense nelle quali ho scoperto molte cose nuove e nelle quali si guardavano orizzonti nuovi. Esaudivano una ”sete” di confronto, scoperta, scambio di esperienze. Esprimevano la volontà di valorizzare e difendere un metodo cooperativo fatto di pari dignità tra realtà piccole e grandi e di aiuto reciproco.



D: Ci racconti la missione e i cambiamenti del Consorzio negli anni

 

S. SAITTA - La mission originaria è stata aggregare cooperative dell’area Firenze-Prato-Pistoia, che si identificavano in valori comuni, per poter fronteggiare meglio l’aggressività dei competitori, oltre a creare un terreno di confronto fertile per lo sviluppo qualitativo delle associate. Questa mission è valida tutt’ora; talmente valida che anche oggi ci sono cooperative che si relazionano con interesse a Metropoli e alla sua prospettiva di estendersi alle altre aree della Regione
Negli anni Metropoli, attraverso le sue associate, ha esteso gli ambiti di lavoro e le tipologie di attività, come pure ha ampliato la rete di soggetti con cui collabora.
Penso che il Consorzio e le sue associate nel tempo siano diventate più forti e più affidabili e che questo sia un bel capitale di credibilità.
 
 M. MURATORI - La missione del Consorzio sostanzialmente è ancora oggi valida: la partecipazione alle Gare in modo collettivo; a questa attività si aggiungono alcuni servizi alle cooperative, lavoro importante, soprattutto per le medie-piccole, anche se residuale.
Abbiamo creato un Consorzio con una tecnostruttura di piccole dimensioni, un modello consortile diverso dagli altri e a basso impatto economico.
Lo abbiamo strutturato in maniera completamente nuova: sono le cooperative, con la loro storia ed identità, ad avere le idee e la capacità progettuale  che non può essere oscurata dallo strumento consortile, che invece deve essere un volano per lo sviluppo delle consorziate e non un organismo di controllo superiore, pur mantenendo il ruolo formale e istituzionale nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
 
  S. CIOFI BAFFONI - Adesso che il Consorzio si è strutturato ed è cresciuto si occupa anche di sviluppo e la collaborazione reale tra le associate è aumentata, e con questo anche la necessità di comunicare tra le cooperative ma, prima della nascita del Consorzio, le cooperative, oltre a incontrarsi alle riunioni in Lega Coop, avevano poche occasioni di lavorare insieme sui servizi.


  D: Quali sono i vantaggi (dei singoli e del gruppo) nell’appartenere a un Consorzio?

 

  S. CIOFI BAFFONI - Ora a maggior ragione essendo più strutturato i vantaggi iniziali sono potenziati e il nostro peso ci permette di partecipare a gare, avere dei rapporti di collaborazione reale tra le associate e soprattutto di allargarsi in una dimensione regionale.
 
 S. SAITTA - Metropoli ha generato sviluppo. Credo che ognuna delle aderenti abbia aumentato le sue attività e sia cresciuta come cultura di impresa. Le realtà piccole e medio-piccole in Metropoli hanno trovato un riparo “robusto” e le giuste sollecitazioni a dotarsi di standard qualitativi migliori.
 
  M. MURATORI - I vantaggi sono soprattutto per le piccole e medie cooperative, che sono così dotate di uno strumento di rete difensivo e  associativo che consente e promuove la circolazione delle buone pratiche e dei progetti. Credo che questo sistema abbia dato nel tempo buoni risultati.

D: Quale è il fil rouge che unisce tutti gli associati, secondo lei?

 

  M. MURATORI - L’identità forte che non viene dispersa nel Consorzio: le singole cooperative sono le protagoniste, tutte aderenti a Lega Coop, il che conferma la comune identità politica.
 
  S. CIOFI BAFFONI - Sicuramente l’appartenenza a Lega Coop che sponsorizzò molto l’idea della creazione di un Consorzio, ma anche una certa modalità di fare lavoro sociale.
 
 S. SAITTA - Fin da subito il modello è stato bilanciato sulla utilità per le cooperative non sul creare un’impresa di per sé. Questo baricentro è sempre stato mantenuto e credo sia stata una scelta giusta da parte dei fondatori. Ricordo una fase in cui grandi cooperative chiedevano di entrare in Metropoli, che veniva sollecitato a far parte di un piano di una rete di consorzi su base regionale. In quel frangente la base sociale è stata coinvolta e ha tenuto fermo il punto del progetto Metropoli. Oggi penso che i fatti abbiano dimostrato la bontà di quella posizione.
Tutto molto ragionato. Tutto molto condiviso. Uno spirito democratico radicato.


D: Ha qualche curiosità o aneddoto da raccontare?

 S. CIOFI BAFFONI - Mi vengono in mente le riunioni nelle stanzette della Safat in via Panciatichi a Firenze, con grandi discussioni. (ride)
Ero donna ed ero la più giovane, avevo 30 anni, ero Presidente di una cooperativa ‘strana’, diversa, che gestiva servizi complessi e complicati come le unità si strada, non standard, si occupava di dipendenze, aveva forti legami col mondo dell’associazionismo, e per questo spesso era fonte di complicazioni, di confusione, non venivamo facilmente compresi… (ride)
Le altre cooperative erano molto territoriali, CAT era invece una piccola cooperativa incentrata su una tipologia specifica di competenze e servizi che potevano essere forniti in qualunque territorio.
Negli anni poi ci siamo conosciuti bene, le cose si sono aggiustate, sono migliorate.
 

 S. SAITTA Proprio in questi giorni, sistemando dei faldoni in ufficio, mi è capitato tra le mani il bilancio di Metropoli del 2003. Un valore della produzione di 17.000 euro. Mi ha fatto sorridere, pensando ad oggi.
Più seriamente: per quanto ne so, credo che Metropoli sia l’unico Consorzio che abbia mai ridotto i contributi associativi delle consorziate e lo sta facendo da alcuni anni. Mi pare una cosa significativa.


D: Eventuali idee, progetti o proposte per il futuro consortile

 

  M. MURATORI - Vogliamo crescere a livello regionale, per questo il primo compito che ci siamo dati è stato la revisione dello statuto e del regolamento, su cui abbiamo lavorato durante l’ultimo anno.
Per estendere la base dei soci all’intero territorio toscano era necessario rivedere l’assetto organizzativo, l’operazione è in corso: abbiamo già un nuovo ingresso di una cooperativa di Arezzo e siamo in trattativa con altre.
 
S. SAITTA - Le ragioni concrete per le quali Metropoli è stato costituito permangono, perché i competitori sono ancora più agguerriti e numerosi. Gli adempimenti richiesti nei capitolati e le marginalità sempre più ridotte sottopongono le cooperative a forti stress gestionali ed economici. C’è la necessità che le cooperative, soprattutto le medio-piccole, facciano una seria analisi delle proprie possibilità di resistenza in un mercato diventato così difficile. Penso che richiamare quello spirito collettivo originario e favorire la discussione e il confronto sulle prospettive sarebbe senz’altro utile.